Igiene orale: una storia per tappe

Igiene orale: una storia per tappe

Come venivano curati i problemi dentali nell’antichità? E quando vide la luce l’invenzione dello spazzolino? Oggi vogliamo portarvi indietro nei secoli, e ripercorrere le tappe più salienti che ci hanno portato alla cura dell’igiene orale come la conosciamo oggi.

1800 a.C: su una tavoletta babilonese risalente a quasi 4000 anni fa è stata trovata impressa la prima suggestiva teoria sull’insorgere della carie. Secondo la leggenda un verme nato nel fango avrebbe implorato Poseidone di permettergli di abitare tra i denti e le gengive dell’uomo, dove abbondano residui di cibi e bevande. Ottenuto il permesso divino, il verme si insediò nella bocca umana, cominciando a scavare cunicoli e caverne.

400 a.C: Ippocrate, il padre della medicina, invitava i propri pazienti a pulire i denti e le gengive tutti i giorni per evitare carie e mal di denti, esortandoli a non credere alla storia del verme. A quei tempi l’igiene orale veniva messa in pratica con gli ingredienti più vari: per preparare collutori e paste per risciacqui venivano infatti utilizzati carbone, allume, ossa animali, gusci di molluschi, cortecce ed estratti vegetali di vario tipo erano gli ingredienti più usati per preparare paste e collutori per risciacqui.

23 d.C: nel mondo dell’antica Roma, all’interno della letteratura di Plinio il Vecchio si riportano gli utilizzi di varie piante per il benessere della bocca. Le foglie di lentisco, ad esempio, si sfregavano contro i denti doloranti, mentre il loro decotto era considerato utile per le gengive infiammate e i denti cadenti. La resina essiccata di questa pianta era ed è tutt’ora considerata un toccasana per l’alito. Plinio, inoltre, indicava l’olio d’oliva come collutorio efficace contro le infezioni dei denti. Un’altra curiosità, sicuramente meno gradevole, scovata all’interno della letteratura dello scrittore romano, riguarda l’urina: Plinio infatti ne segnalava l’uso come efficace collutorio naturale per sbiancare i denti. Fortunatamente da allora ne è passata di acqua sotto ai ponti!

1500 d.C: ecco la data in cui si ha la prima testimonianza dell’uso di uno spazzolino con setole. Siamo in Cina, all’epoca dell’impero Ming. Le fibre, però, essendo naturali, formate cioè da pali di maiali fissati a un ossicino o a un bastoncino di bambù, erano troppo morbide e si deterioravano facilmente, diventando un ricettacolo di batteri.

Intanto, in Europa, imperversava la moda del non lavarsi. Il Re Sole, che in tutta la sua vita non fece più di due bagni, era già completamente privo di denti in giovane età. A quel tempo i ventagli erano il rimedio ideale dalle nobildonne per risparmiare all’interlocutore la vista di sorrisi rovinati dalle carie e dai cattivi odori. Altro che sorriso #Splendente!

1600 d.C: con l’avvento dei primi microscopi, a cavallo tra il ‘500 ed il ‘600, le teorie sull’igiene orale fecero un primo importante passo avanti. Antony van Leeuwenhoek, inventore del microscopio, scoprì i batteri osservando con questo strumento residui di placca e tartaro dai propri denti. Attraverso i suoi esperimenti, Leeuwenhoek provò l’inefficacia dei risciacqui della bocca con il brandy e l’aceto, giungendo alla conclusione che probabilmente il collutorio non raggiungeva microrganismi oppure non rimaneva a contatto abbastanza a lungo per ucciderli.

1800 d.C: un importante passo avanti venne fatto intorno alla metà di questo secolo, quando furono messe in commercio caramelle a base di fluoro addolcite con miele. Nello stesso periodo iniziò la produzione di spazzolini e paste contenenti fluoro e sali di sodio simili ai dentifrici attuali. Nel 1872, Samuel B. Colgate inventò la prima pasta dentifricia moderna a base di sali minerali ed essenze rinfrescanti. Nel 1938 in America si produsse il primo “Miracoloso Spazzolino a ciuffi del dott. West” a fibre sintetiche (nylon). Da lì, è il caso di dirlo, il resto è storia!